Stiamo assistendo a un cambiamento epocale nell’economia mondiale: il ciclo economico standard “estrai, produci, consuma e getta” sta (finalmente) lasciando il posto al modello circolare “estrai, produci, consuma e riproduci”, che imita i cicli naturali e trasforma gli scarti in risorse.
Il consumo esponenziale di risorse naturali non energetiche nel mondo moderno rappresenta una sfida sempre più grande. Secondo i dati dell’UNEP, negli ultimi quarant’anni lo sfruttamento globale di materiali è aumentato in maniera significativa, passando da 27 miliardi di tonnellate nel 1970 a 98 miliardi di tonnellate nel 2018. L’economia industriale europea, che dipende strategicamente dall’importazione di queste materie prime, è particolarmente vulnerabile in questo contesto e l’Italia, che è la seconda potenza manifatturiera dell’UE con una forte dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime, potrebbe essere tra i paesi a più alto rischio se non accelerasse la transizione del suo sistema economico verso un modello più “circolare”.
Questo nuovo modello di produzione e consumo, infatti, sostituisce il concetto di “rifiuto” con quello di “risorsa” e mira a ridurre lo spreco di materie prime e aumentare l’efficienza nell’impiego dei materiali, per massimizzare il riciclo e la rigenerazione dei prodotti.
La costruzione di un’economia circolare – pilastro fondamentale della green economy – ha quindi un grande valore strategico sia per l’ambiente che per la competitività economica delle imprese, che possono godere della riduzione dei rifiuti prodotti e del risparmio sui costi di produzione e gestione dei rifiuti. Il focus dell’economia circolare è il miglioramento nella selezione dei materiali e nella progettazione del prodotto e lo sviluppo di un sistema in grado di minimizzare gli input di materia ed energia massimizzando la produttività delle risorse già in circolo nel sistema di produzione e consumo.
I benefici di questo approccio sono tanti: per le aziende, per chi utilizza i prodotti, per l’ambiente, per la coesione sociale.